Bilancio Squadre 2024: UAE Team Emirates

La UAE Team Emirates si è confermata ampiamente la miglior squadra anche nel 2024. La corazzata emiratina ha vissuto sinora la miglior stagione della sua storia sicuramente grazie al suo leader assoluto, ma va sottolineato che anche togliendo i punti conquistati durante l’anno dal fenomeno sloveno, la squadra sarebbe comunque prima nel ranking mondiale. Un esercizio che ha ben poco senso, rendendo tuttavia ben chiaro che la squadra ormai è tutt’altro che dipendente da lui, anche se ovviamente tutti sono al momento secondari alle esigenze di un corridore che sta facendo la storia pedalata dopo pedalata.

TOP

Si parte ovviamente da Tadej Pogacar. Una stagione che rasenta la perfezione (ma solo perché non esiste, altrimenti difficile non definirla tale) quella dello sloveno, che inanella una serie di vittorie straordinarie dalla prima all’ultima uscita, tanto che, su dodici corse disputate nel corso dell’anno ne vince nove e le tre rimanenti sono il podio alla Milano-Sanremo e il settimo posto GP de Québec, oltre alla Tre Valli Varesine fermata dal maltempo. Nel mezzo, dalla Strade Bianche a Il Lombardia, i trionfi che tutti ben conosciamo che hanno portato ad una stagione da record, in cui spiccano Giro d’Italia, Tour de France e Mondiali, ma in cui trova ovviamente posto privilegiato anche la Liegi – Bastogne – Liegi , nonché Volta a Catalunya, GP de Montréal e Giro dell’Emilia. Il tutto senza considerare la straordinaria razzia di tappe nei due GT (ben dodici), per un impressionante totale di 24 successi, di cui 23 ai massimi livelli. E senza neanche voler ribadire ancora una volta il modo in cui ha ottenuto gran parte delle sue vittorie, ovvero stracciando la concorrenza (tanto che le sue sconfitte quest’anno si contando davvero sulle dita di una mano).

A margine della dominazione dello sloveno si è mosso quest’anno Marc Hirschi, protagonista a sua volta di una ottima stagione che lo ha visto conquistare due classiche WorldTour di livello come Clasica San Sebastian e Bretagne Classic, rendendosi in particolare protagonista di una splendida estate in cui ha ottenuto sette delle sue nove vittorie complessive, di cui peraltro cinque consecutive. Da non dimenticare anche il secondo posto alla Amstel Gold Race e numerosissimi altri piazzamenti che ne confermano duttilità e una costanza ormai ritrovata.

Stagione di ottimo livello anche per Brandon McNulty, capace di alzare nove volte le braccia al cielo quest’anno, ma soprattutto in generale quasi sempre protagonista quando ha corso tanto da chiudere con più di venti piazzamenti nei primi dieci e mettendosi in mostra tanto a cronometro, con quattro successi, di cui tre nel WorldTour, arrivati proprio nella specialità, quanto per il suo stile di corsa aggressivo. Capace anche di buoni risultati nelle brevi corse a tappe, in cui pesano più il podio alla Parigi-Nizza e il quinto posto al Giro dei Paesi Baschi che le vittoria a Comunitad Valenciana e CRO Race, a 26 anni sembra così aver trovato la sua dimensione.

Se in termini di risultati forse gli è mancato qualcosa rispetto alle sue stagioni migliori, l’anno di Joao Almeida resta ampiamente positivo. Il quarto posto al Tour de France è la conferma del valore di un corridore dalla grande costanza e tenacia, capace di sacrificarsi pienamente per la squadra, ma anche di ritagliarsi lo spazio per risultati di prestigio. Resta il rimpianto di una Vuelta dovuta abbandonare troppo presto, ma per il resto il suo 2024 è l’ennesima dimostrazione delle sue qualità di regolarista chiudendo per la sesta volta in carriera ( le due volte che non ha portato a termine la corsa è stato perché positivo al covid mentre lottava per il podio) un GT nei primi 10 (quarta Top5). Ma quest’anno ci è riuscito alla Grande Boucle, riuscendo così ad alzare ulteriormente l’asticella.

Meno brillante rispetto al 2023 è stato Adam Yates, ma il britannico ha comunque lasciato il segno in un anno comunque condizionato dall’infortunio di inizio stagione, che ha pesantemente influenzato la preparazione ai grandi obiettivi. Comunque poi vincitore del Giro di Svizzera dominato dalla UAE e prezioso supporto al Tour de France, chiuso in sesta posizione, ha concluso l’anno affaticato ma trovando comunque margine per conquistare una tappa alla Vuelta e poi supportare di nuovo Pogacar negli ultimi obiettivi stagionali.

Chi non ha invece non è sembrato proprio a suo agio in questo compito è l’ambizioso Juan Ayuso, che alla Grande Boucle è sembrato meno propenso dei compagni a dare tutto per il leader unico. Arrivato in Francia dopo un inizio di stagione che lo ha visto costantemente nelle prime posizioni (spiccano il secondo posto alla Tirreno-Adriatico, di cui ha vinto la prima tappa, e la vittoria al Giro dei Paesi Baschi), ha comunque ampiamente confermato il suo grande talento con una prima metà di Grande Boucle vissuta nelle primissime posizioni, fino al ritiro per covid. Dovrà forse smussare qualche angolo per continuare una difficile, almeno per lui, convivenza, ma il talento è indiscutibile.

Tra gli scudieri di Pogacar al Tour c’erano anche Tim Wellens, Pavel Sivakov e Marc Soler, capaci tutti di dare il loro contributo quando chiamati in causa. Tutti e tre, comunque, sono anche riusciti a lasciare il segno in prima persona e a ottenere qualche risultato durante l’anno, dimostrando ancor di più quella che è la forza di questa squadra. Il belga è stato autore di una buona campagna delle classiche di primavera e si è poi nuovamente confermato nel “suo” Renewi Tour, dove ha colto il suo quarto successo finale in dieci partecipazioni (sette delle quali concluse sul podio). Il francese di origini russe ha alzato le braccia al cielo solo nella tappa conclusiva del Giro d’Abruzzo, ma dopo le fatiche della Grande Boucle ha mostrato una gran gamba riuscendo a chiudere in top-10 la Vuelta e Il Lombardia, senza dimenticare i tanti chilometri all’attacco al Mondiale, numerosi dei quali condivisi con il compagno (ma nell’occasione rivale) Pogacar. Lo spagnolo si è invece confermato grande attaccante ogni volta che ne ha la possibilità, in particolare sulle strade di casa, dove si è preso un traguardo importante come quello di Lagos de Covadonga e il premio di Supercombattivo di una Vuelta che lo ha visto grande protagonista.

Tanti chilometri al vento anche per Nils Politt, completamente al servizio del team per gran parte dell’anno e in particolare, pure lui, al Tour de France, dove svolge un lavoro prezioso per Pogacar. Il passistone tedesco ha avuto la libertà di dire la sua praticamente solo in primavera, nelle classiche del Nord, e ha sicuramente sfruttato al meglio questa occasione: secondo alla Omloop Het Nieuwsblad dopo essersi avvantaggiato nel finale con Tratnik, il classe 1994 è poi settimo all’E3 Saxo Classic e, soprattutto, terzo al Giro delle Fiandre e quarto alla Parigi-Roubaix, risultati che, probabilmente, fanno di questa campagna del pavé la migliore della sua carriera. Per lui anche un successo ai campionati nazionali a crono, il secondo consecutivo.

Nonostante sia sempre pronto a sacrificarsi per il team, Diego Ulissi è riuscito nuovamente a ritagliarsi spazi personali e a trovare numerosi piazzamenti, entrando per 34 volte tra i primi dieci (secondo solo a Pogacar) e alzando per tre volte le braccia al cielo, cosa che gli ha permesso di proseguire la striscia di successi che lo vede vincere ininterrottamente dall’anno del suo esordio, nel 2010. Il corridore toscano è stato impegnato soprattutto nelle brevi gare a tappe, quasi tutte concluse nelle primissime posizioni, cogliendo il successo finale al Giro d’Austria, un bel secondo posto al Giro di Polonia alle spalle del solo Vingegaard e un altro al Czech Tour dietro a Hirschi e salendo sul podio della Settimana Coppi e Bartali (dove ha trovato l’altra vittoria stagionale) e di un paio di classiche italiane.

Sono spesso stati chiamati a lavorare per la squadra, ma hanno comunque trovato il modo di mettere in mostra il loro talento, anche Jan Christen e Finn Fisher-Black. Alla prima piena annata tra i professionisti, il classe 2004 elvetico è riuscito a conquistare tre successi, tra cui il Giro dell’Appennino, ma ha soprattutto dimostrato di non aver timore a provarci in ogni frangente, in particolare quando la strada sale. Tre vittorie anche per il 22enne neozelandese, capace di mettersi in evidenza soprattutto nella prima parte dell’anno tra AlUla Tour, Tour of Oman e Vuelta Asturias, mentre nel resto della stagione, a eccezione di un terzo posto finale alla Vuelta a Burgos, si vede meno anche perché un po’ frenato dai compiti di squadra.

Se si parla di talento, hanno dimostrato di possederne parecchio pure Isaac Del Toro e Antonio Morgado. Il promettente corridore messicano, vincitore del Tour de l’Avenir dello scorso anno, ci ha impiegato giusto due giorni per trovare la prima vittoria tra i professionisti, ottenuta nella seconda frazione del Tour Down Under, poi chiuso al terzo posto. Quarto in una Tirreno-Adriatico con tanti grandi nomi al via e settimo ai Paesi Baschi, il classe 2003 chiude la prima parte di stagione conquistando la Vuelta Asturias, mentre nella seconda metà prende parte al suo primo GT, la Vuelta, che lo vede andare in fuga in alcune occasioni e, soprattutto, fare tanta esperienza preziosa per il futuro. Anche il 20enne portoghese non ha atteso a lungo prima di mettere in mostra le sue qualità, con la primavera che lo vede prima sfiorare il successo a Le Samyn, poi protagonista di un sorprendente quinto posto alla prima partecipazione al Giro delle Fiandre, e poi ottenere due successi, al Giro della Romagna e in una tappa dell’Asturias. Nella seconda parte dell’anno, iniziata con il titolo nazionale a crono, si mette meno in evidenza, ma quanto mostrato in precedenza indica che il futuro è dalla sua parte.

Anche quest’anno Jay Vine ha dovuto fare i conti con un brutto infortunio, quello riportato nella famigerata caduta al Giro dei Paesi Baschi, che ne ha ovviamente condizionato la stagione, ma l’australiano ha trovato comunque il modo di mettersi in mostra confermando grandi doti a cronometro, dove ha ottenuto diversi piazzamenti, e in salita. Se fino all’incidente il suo rendimento era stato altalenante, dopo il rientro riesce a essere più costante, disputando una Vuelta che lo vede spesso all’attacco. Anche se riesce a cogliere come miglior risultato un quarto posto a Lagos de Covadonga, il 29enne si porta però a casa quella Maglia a Pois che era già stato vicino a conquistare due anni fa, e nel finale di stagione si toglie anche la soddisfazione di vincere l’oro ai Mondiali nella Staffetta Mista.

In una squadra con così tanti campioni, non è stato facile per Filippo Baroncini trovare spazio per mettersi in evidenza in prima persona, ancor più dopo l’ennesimo infortunio della sua giovane carriera, una frattura al gomito riportata al GP Denain. Quando è chiamato in causa e la sfortuna lo lascia stare, però, l’ex iridato U23 non si tira indietro e, a fine anno, riesce finalmente a cogliere la sua prima vittoria tra i professionisti alla Super 8 Classic, con la quale spera di mettersi definitivamente alle spalle tante annate complicate. In precedenza, il 24enne era riuscito anche a salire sul podio ai campionati italiani a crono, disciplina nella quale dimostra di poter dire la sua visto anche il quarto posto ottenuto nella cronometro finale della Vuelta a España.

Le tante vittorie della compagine emiratina sono arrivate anche grazie al grande lavoro di corridori come Mikkel Bjerg, Rafal Majka, Ivo e Rui Oliveira, Alessandro Covi e Domen Novak, che comprensibilmente hanno avuto poche occasioni per cercare risultati personali. Nonostante questo, qualche buon piazzamento lo hanno portato a casa anche loro, con l’esperto polacco che ha chiuso secondo la Vuelta Asturias e 15° un Giro d’Italia corso totalmente in supporto a Pogacar, mentre il cronoman danese non è sempre riuscito a ripetere le buone prestazioni dello scorso anno nelle prove contro il tempo, ma d’altra parte ha colto un’interessante quarta piazza al Giro delle Fiandre. Qualche risultato anche per i due gemelli portoghesi, con Rui che si è poi tolto una bella soddisfazione in pista alle Olimpiadi di Parigi vincendo l’oro nella Madison assieme a Iúri Leitão. Per il Puma di Taino, invece, il successo sfiorato al Trofeo Matteotti è stato il miglior risultato di un’annata condizionata da diversi problemi fisici, mentre Novak, altro fido scudiero di Pogacar in diverse gare, ha avuto la sua giornata ai campionati nazionali sloveni, dove ha colto una bella vittoria.

+++ Tadej Pogačar
++ Marc Hirschi
+ Joao Almeida

FLOP

In una stagione da 81 vittorie e che ha visto arrivare al successo 20 corridori, trovare quello che non ha funzionato significa inevitabilmente andare un po’ a cercare il pelo nell’uovo. Ci sono tuttavia comunque corridori che forse non sono propriamente riusciti a lasciare il segno, non solo in prima persona, ma forse anche nel supporto alla squadra.

Al termine del secondo anno fra i professionisti sembra potersi considerare una scommessa persa quella di Michael Vink. Da lui non ci si aspettava di certo risultati di primissimo piano ed era chiaro che avrebbe dovuto anche fare molto lavoro sporco, tuttavia si è visto molto poco in qualsiasi ambito e il fatto che gli unici due piazzamenti nei primi 30 siano arrivati in tappe del non irresistibile Tour of Guangxi, che poteva invece essere una buona vetrina per colui che è stato ingaggiato per i suoi risultati nel ciclismo virtuale.

Aveva raccolto di più nella precedente stagione invece Sjoerd Bax, capace comunque di mettersi in tasca il Trofeo Matteotti, confermando così quanto di buono fatto l’anno prima alla Coppa Agostoni, seppur con un’altra maglia. Quest’anno invece non ha saputo convertire in successo le occasioni avute, perdendo poi strada facendo la motivazione, tanto da chiudere l’anno con sette ritiri nelle ultime dieci corse disputate, ammettendo lui stesso che ormai qualcosa si era rotto.

Qualche buon piazzamento, quasi sempre a cronometro, non basta a salvare la stagione di Felix Großschartner, corridore che nella passata stagione aveva saputo essere molto più incisivo, sia in prima persona che nel lavorare per la squadra, compito dal quale comunque non si è mai sottratto anche quest’anno. Una dimensione per la quale si è fortemente sacrificato anche Vegarde Stake Laengen, corridore che senza uno sprinter per cui mettersi al servizio ha chiaramente mancato anche di mordente ed efficacia.

In realtà due ruote veloci il team le aveva anche quest’anno, ma probabilmente José Hodeg è ormai irrimediabilmente segnato dall’infortunio che lo ha costretto a restare un anno e mezzo lontano dalle corse e i buoni segnali della passata stagione rimarranno un fuoco di paglia, mentre Juan Sebastian Molano ha faticato a trovare la sua dimensione come primo velocista. Il successo alla Cro Race non basta infatti per un corridore che nelle ultime stagioni aveva conquistato traguardi ben più importanti, partendo dalle due vittorie di tappa alla Vuelta a España.

– Juan Sebastian Molano
— Michael Vink
— Sjoerd Bax

Classifica UCI

Dopo aver vinto lo scorso anno il ranking di giustezza, quest’anno il dominio di Tadej Pogacar e compagni è assoluto su tutta la linea, tanto che non servirebbero neanche i punti dello sloveno per prendersi ampiamente un primato che la dirigenza dello staff emiratino non ha nascosto di apprezzare particolarmente e che era un obiettivo annunciato del team sin dalla sua fondazione.

CICLISTA
NAZ
ETA’ PUNTI

Miglior Momento

Il trionfo di Tadej Pogacar in maglia iridata a Il Lombardia, infliggendo distacchi d’altri tempi per chiudere una stagione da primato è apice e gran finale di un anno in cui non mancano giornate memorabili, ognuna delle quali è destinata a restare impressa nella memoria dei suoi protagonisti e di chi vi ha assistito.

Bilancio UAE Team Emirates 2024

Volate - 5.4
Classiche - 9.2
Grandi Giri - 9.3

8

Stagione ai limiti della perfezione per la formazione emiratina, protagonista da inizio a fine anno e con tanti corridori diversi, dai capitani designati ai gregari di lusso (ma anche loro capaci di andare a segno). Fa specie che, delle 81 vittorie, solo una sia arrivata in una volata di gruppo, evidenziando come la squadra possa anche fare a meno di uno sprinter di primo piano e del suo treno per concentrare tutte le risorse su classiche e gare a tappe, terreni dove, del resto, il leader Pogacar dà il meglio di sé.

User Rating: 4.55 ( 1 votes)
Da Ekoï è già Black Friday! Tutto il sito al 60%!
Ascolta SpazioTalk!
Ci trovi anche sulle migliori piattaforme di streaming

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio